Approdo su questi lidi, reduce della visione di questo special.
Che dire? E' proprio la fiera dei buoni sentimenti.
La mamma affidataria che ama tutti i suoi figli indistintamente e che ha un temperamento decisamente "caratteristico" (per forza... è di Osaka!
), il figlio devoto e il figlio ribelle (rispettivamente interpretati da Hina e Baru).
C'è tutto.
Inizio col dire che la storia è piena di clichè ma (c'è sempre un ma!
) mi è piaciuta.
Perchè? Perchè sono convinta che il rapporto fra una mamma che ha un figlio in affido, sia un rapporto quantomeno particolare e, allo stesso tempo, meraviglioso.
Se possibile, anche più forte di quello che un genitore avrebbe normalmente con suo figlio.
Questa mamma non si fa compatire, non sta lì "a pettinare le bambole" come dicono dalle mie parti.
Non si fa sopraffare dagli eventi, ed è sempre attiva per i suoi figli, vecchi e nuovi.
Bellissima la scena iniziale in cui è la più casinara alla festa di diploma dei due grandoni!
Che grande donna con quegli aggeggi per fare il tifo!
E bellissimo anche quando prende a sberloni Yukiya perchè le aveva fregato i soldini per prendersi la chitarra.
Proprio la stessa mamma che non si vuole far vedere piangere (ma anche sì dai! Qualche volta si può fare...
) e che dice una frase meravigliosa
( quando le chiedono perchè non aveva assecondato e caldeggiato la passione nascente per la musica di Yukiya): "Perchè sapevo di doverlo lasciare andare".
Niente di più vero.
Sono davvero malleabile da questo punto di vista, ma a volte mi commuovo molto di più su storie madre/figlio o, comunque, rapporti parentali,che con una storia d'amore vera e propria.
Perchè penso che più forte del legame sanguineo (o che diventa praticamente tale) non ci sia nulla, nel bene e nel male.
Yukiya è il classico figlio ribelle: quello che tiene tutto dentro, che non vede l'ora di aver avuto la maggiore età per andarsene? No. Non è così.
Lo stereotipo c'è, ma rimane comunque quel carattere innocente di quel figlio ribelle ma forse anche più amato proprio perchè più fragile.
Incapace di avere relazioni estranee al suo piccolo mondo, con l'orgoglio ferito di chi sa di essere (per un qualche strano motivo sociale) un gradino più sotto degli altri.
E a proposito di questo, apro una parentesi di cui vorrei discutere.
Non è la prima volta che vedo situazioni di difficoltà, di disagio fino ad arrivare alla disabilità, trattate in un modo abbastanza "pietoso". E con pietoso non intendo la concezione che abbiamo noi che sottintende anche un certo distacco emotivo, ma proprio il contrario.
Una sorta di sottolineare l'aiuto dei "bravi e buoni" verso quelli sfortunati. Soprattutto nei drama.
Come se i "meno buoni" fossero sì ottime persone, ma sempre dei "poveretti"...
Un bambino nasce senza genitori? Verrà affidato ad una casa famiglia e verrà sempre etichettato come l'
"adottato".
Se gli va bene, può andare ad un'università
pubblica.
E' una cosa davvero triste questa distinzione di classe, anche se molto sottile.
Non parliamo della disabilità. A volte la troppa pietà porta a soluzioni che spesso trovo cadere nel melassoso.
Ma qui si andrebbe oltre il drama in sè e si aprirebbe una discussione presumo di analisi della società (cosa che è OT vero?
)...
Meglio tornare sui nostri lidi e allo special in sè.
Ho trovato delizioso il personaggio di
Kota. Pur nella sua linearità, nell'essere un personaggio senza grandi sbavature. Lui è tenero, riconoscente, bambinone.
Desideroso di affetto e non si vergogna a farlo sapere. E' quella che definirei una persona decisamente trasparente.
Yukiya invece è tutto l'opposto: un'anima sempre in ricerca, mai ferma, che sembra andare a tentativi. Ma mai troppo "borderline" nel suo essere "kakkoi". Anzi.
Solo che non sa come e dove convogliare le sue speranze e aspettative!
(O il momento non è mai adatto... ma questi sono escamotage drameschi...
).
Ci sono dei salti abbastanza bruschi nella trama per quanto riguarda il suo carattere ma penso siano dovuti principalmente alla brevità del racconto.
Come mai finisce per diventare violento con la ragazza con cui conviveva e pure incinta? Sembra abbastanza azzardata la cosa..
E' sempre stato abbastanza "ribelle" di carattere, ma tanto da bere come una spugna e spingere via la quasi moglie incinta...
Per poi farlo redimere subito dopo!
Un plauso anche per Erika Toda dai!
No, a parte tutto.
Il suo ruolo forse è nato proprio per sottolineare sia la figura della madre che quella del fratello adottato, ma comunque il suo cambio di posizione è stato azzeccato e preciso.
Sul suo ruolo poco c'è da dire, se non che era un po' la controparte di Yukiya.
Chiudendo il post. Penso che qualche lacrimuccia mi sia scesa, soprattutto alla fine.
Mi riscopro sempre terribilmente sentimentale quando vedo storie del genere (stessa cosa era successa con Engine - drama di sua maestà Kimutaku
, molto vicino a livello di contenuti).
Quando vedo Yukiya che si legge il diario frutto delle fatiche della mamma e l'ansia che trasmettono quelle pagine... L'ansia di una donna che ha davvero a cuore quel bimbo scavezzacollo. "Non torna", "non torna", "non è ancora tornato"... Per una mamma deve essere terribile.
Ma che, alla fine, ottiene i suoi frutti: Un grazie che viene dal cuore.
Solo diventato padre può capire cosa abbia provato la sua mamma.
Bellino, bellino davvero.
Niente di nuovo, trascendentale, sorprendente, ma comunque assolutamente dolce. Io lo promuovo.
Penso che lo commenterò MOLTO a breveeee!